L’uso di nuove tecnologie ha spinto l’arte visiva verso nuovi orizzonti, verso un linguaggio contemporaneo, ma che troppo spesso sembra ignorare il passato. Tuttavia attraverso l’Intelligenza Artificiale o usando la stampa 3D e quanto appartenga ai media contemporanei si può esprimere un’eredità e una tradizione che non si vuole e non si può far cadere nell’oblio. Questo il pensiero di Jemana Murti, artista emergente balinese che affascinato dall’uso dell’arte digitale appresa all'Accademia di Belle Arti di Nanyang a Singapore, ha trovato la strada per sviluppare una sua personalissima pratica artistica. Tornato a Bali dopo gli anni di studio, Murti ha inizato a chiedersi quale sarebbe stato un futuro privo di uomini con la volontà di trasmettere cultura tradizionale. La risposta era ovviamente nelle macchine. Quale tipo di manufatto avrebbero potuto realizzare? Da qui un programma legato alle stampe 3D grazie al quale l’artista ha creato lavori da parete e sculture che fondono la tecnologia con la cultura balinese. Così il cortocircuito estetico fatto di pezzi di templi in plastica colorati con tinte innaturali, appare chiaramente come una denuncia alla trascuratezza verso un’eredità importante perché identitaria.
Pigmenti e coloranti naturali nell'artigianato tradizionale balinese
I colori giocano un ruolo vitale nella cultura e nell’identità balinesi: sono simbolici e le loro origini sono sacre. Le arti e i mestieri tradizionali balinesi derivano dall'interconnessione tra l'uomo, le forze della natura e il cosmo, dando vita ad un'unità divina.
Scritto dallo studioso balinese I Made Bandem e dallo storico dell'arte americano Bruce W. Carpenter, questo splendido studio sulle maschere come antica forma d'arte è un libro riccamente illustrato, con oltre 1000 immagini a colori del fotografo Doddy Obenk.