L’enigma della Grotta dell’Elefante

L’enigma della Grotta dell’Elefante
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A sei chilometri da Ubud, presso il villaggio di Bedulu, la Grotta dell’Elefante è uno dei siti archeologici più suggestivi dell’isola. Il suo nome nasconde un piccolo mistero: nell’antica Bali, infatti, non c’erano elefanti. Una statua di Ganesha potrebbe fornire la soluzione, poiché nella tradizione induista il dio della scienza e della saggezza ha le sembianze di un pachiderma con tanto di proboscide. Secondo altri, invece, il nome del santuario deriverebbe da quello di un fiume vicino, chiamato appunto “Elefanti”. Al di là dell’enigma irrisolto, Goa Gajah è una meta da non perdere per la sua bellezza antica. La bocca spalancata di un demone annuncia l’entrata della caverna nei pressi di un albero altissimo, sullo sfondo della giungla: è l’immagine di Bhoma, il Dio della Terra induista, o della Strega Rangda, una creatura della mitologia balinese. Figure di animali e spiriti proteggono l’ingresso, catturando le passioni e i cattivi pensieri dei pellegrini. All’interno, scolpite in alcune nicchie, si trovano le rappresentazioni dei principi di lingam e yoni - maschile e femminile - e di alcune divinità hindu. Intorno alla grotta l’area è ancora generosa di sorprese: sono tutte da scoprire la piscina con le sette fontane dedicate ai fiumi dell’India e le rovine di un santuario buddista che nell’VIII secolo non doveva apparire molto diverso dai famosi Templi di Borobudur e di Angkor Vat.
Francesca Grego - © 2021 ARTE.it per Bulgari Resort Bali