Firetti Contemporary di Dubai, in collaborazione con Hunna Art Gallery, presenta I’m Never Coming Back, la nuova mostra personale dell’artista egiziano-americana Aidha Badr. Attraverso un linguaggio visivo soffuso e poetico, Badr esplora il momento in cui la maternità irrompe nella vita come una trasformazione silenziosa, capace di ridefinire l’identità più profonda. La maternità, evocata senza clamori, modifica i ritmi, le abitudini, persino i pensieri più minuti, ridisponendo con cura parti del sé che ora appaiono sottilmente diverse. Questa metamorfosi si svolge in uno spazio liminale tra chi si era, la figlia, e chi si sta diventando, la madre. Le sue tele si dispiegano come pagine di diario: fragili, crude, emotivamente esposte, e catturano lo smarrimento di una dissoluzione silenziosa e la ricreazione di ciò che è ancora in formazione. La pratica precedente di Badr si concentrava sul peso emotivo della relazione madre-figlia, osservata da una distanza carica di ricordo. Ora, diventata madre, l’artista rovescia lo sguardo. Le sue figure emergono con una presenza più incarnata e un linguaggio pittorico più urgente, incentrato sull’immediatezza del presente più che sul passato. Un nuovo motivo ricorre nella serie: il cavallo. Non diventa simbolo di fuga, ma di accettazione silenziosa e graziosa. A volte ritratto nella sua forma piena, altre fragile come un giocattolo, il cavallo incarna uno stato di sospensione, tra impulso e controllo. Le opere più iconiche, come I Am Not the Same and I Am Never Coming Back, mostrano un cavallo adulto affiancato a una versione giocattolo, evocando l’accettazione del cambiamento e la riconciliazione di sé nuovi e passati. I dipinti sono punteggiati da frammenti scritti a mano: Stay with me a little longer, I’m not the same and I’m never coming back che non suonano come dichiarazioni, ma come eco di un dialogo interiore che rifiuta conclusioni nette. I ritratti, composti in modo frammentario e compresso, trattengono invece che invitare all’intimità, collocando lo spettatore in un limbo tra vicinanza e distanza, desiderio e presenza. Al centro della mostra c’è una meditazione sulla psiche femminile e sulle voci stratificate della femminilità: la giovane figlia, curiosa e sensibile, e la madre, silenziosa e protettiva. Non due entità separate, ma una commistione in divenire, talvolta conflittuale, talvolta armonica, che scrive la fragile e irresolubile storia del diventare. In questa mostra, Badr guarda al futuro, immaginando che un giorno sua figlia, rincontrando queste opere, possa percepire l’amore profondo che scorre nelle pieghe della trasformazione materna - un cambiamento che ha trasformato per sempre il suo modo di vedersi e di guardare il mondo.
Veronica Azzari - © 2025 ARTE.it per Bvlgari Resort Dubai