Ko-I-Nor: dall’India alla corona della Regina Madre

Ko-I-Nor: dall’India alla corona della Regina Madre
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L’uomo che si impossesserà del diamante Ko-I-Noor regnerà sul mondo, ma sarà perseguitato dalla sfortuna; quando invece la gemma è nelle mani di una donna, una buona stella veglia su di lei. Come dar torto all’antica leggenda? Giunta in Inghilterra dall’India a metà dell’Ottocento, questa spettacolare pietra preziosa ha ornato le corone della Regina Vittoria e della Regina Madre Elizabeth Bowes-Lyon, due donne dalla lunga vita. Il nome significa letteralmente “Montagna di Luce”: all’epoca dell’arrivo in Occidente, con i suoi 105 carati il Ko-I-Noor era il più grande diamante conosciuto al mondo. Come fecero gli inglesi a impossessarsene? In modo non proprio ineccepibile. Il gioiello fu ceduto dai Sikh come parte degli accordi di pace alla fine della Guerra del Punjab. Piccolo particolare: a firmare il trattato fu un tredicenne, figlio del defunto sovrano, che per l’occasione - dicono le fonti indiane - fu allontanato dalla madre e dai suoi cari. Per questo oggi l’India chiede la restituzione della gemma, sfidando concorrenti iraniani, afgani e pakistani. Quella coloniale è in effetti solo l’ultima delle avventure vissute dal Ko-I-Noor. Noto già nel XIII secolo, il diamante è passato di mano in mano lasciandosi dietro una scia di orrori: avvelenamenti, torture, decapitazioni e menzogne l’hanno inseguito dalla Persia all’Impero Moghul, dal Trono dei Pavoni alle regge dell’Afghanistan e del Punjab. E dire che in Oriente preferivano i rubini.
Francesca Grego - © 2020 ARTE.it per Bulgari Hotel London