Milano, 27 luglio 1993. Sono le 23.34 quando un’autobomba esplode in Via Palestro, davanti al Padiglione d’Arte Contemporanea. L’attentato di matrice mafiosa assume il senso di un attacco contro la città che con Mani Pulite era diventata il simbolo della lotta contro la corruzione. Il bilancio è di cinque persone uccise e una parete distrutta. Nei giorni successivi Maurizio Cattelan recupera i resti del muro del PAC e li trasforma in un’opera d’arte. Le macerie saranno raccolte in sacchetti e disposte su grezzi bancali, come sculture su un piedistallo. Lullaby, sarcastica ninnananna che simboleggia il sonno della ragione e della speranza, partirà alla volta di Londra e di Parigi prima di essere esposta a Milano. Nel Salone da Ballo della GAM, a due passi dal luogo dell’esplosione, l’intervento di Cattelan dialoga con il monumentale dipinto del Quarto Stato, restituendo in uno sguardo la traiettoria del Novecento. Se il capolavoro di Pellizza da Volpedo apre il secolo con un’immagine di fiducia nel futuro, Lullaby evoca il senso di tragedia e la fine delle illusioni al tramonto di un’epoca. La conversione delle macerie in arte e l’esposizione dell’opera proprio in Via Palestro, tuttavia, rappresentano un messaggio di resistenza e riscatto, alla vigilia del trentennale dell’attentato.
Attesissima da collezionisti e appassionati, la kermesse milanese è sempre più ricca e internazionale: 169 gallerie animeranno la 27ª edizione spaziando tra moderno e contemporaneo.