Beato Angelico, Scomparto dell’Armadio degli Argenti dedicato alle <em>Storie dell’Infanzia di Cristo</em>, Dall’<em>Annunciazione </em>alla <em>Disputa fra i Dottori</em>, introdotte dalla <em>Visione di Ezechiele<br /></em>
Giovanni da Fiesole fu uno dei più importanti pittori italiani del Quattrocento, un artista che seppe abbracciare l’innovazione prospettica della pittura rinascimentale portando con sé la storia e la tradizione artistica coltivata nel Medioevo da Giotto, Masaccio e dai suoi predecessori. Non a caso Giovanni fu presto denominato Angelico e fu reso “quasi un santo” dalla tradizione cristiana cattolica tanto che il nome con cui è conosciuto in tutto il mondo è quello di Beato Angelico. A fine ottobre di quest’anno e sino a tutto gennaio 2024 arriva a Milano una delle sue più straordinarie e più preziose opere d’arte. Parliamo di una tavola in legno quadrata, di appena 123 centimetri di lato, che è uno dei 36 pannelli sopravvissuti del famosissimo Armadio degli Argenti, una porta sacra che ornava la chiesa fiorentina di SS. Annunziata e che oggi è custodita al Museo di San Marco a Firenze. Un quadrato di sublime perfezione, un’opera d’arte unica e incredibile, dove all’interno dei nove riquadri in cui è suddivisa si raffigura una ricchissima sequenza narrativa, una vera e propria Bibbia illustrata, in cui tutti gli episodi sono inquadrati, in alto, da un cartiglio con una profezia del Vecchio Testamento e, in basso, dalla citazione del Vangelo corrispondente. In questo ciclo pittorico in miniatura, dalle atmosfere intrise di luce e dai colori smaglianti caratteristici dell’Angelico, spiccano la delicata Annunciazione, uno dei temi prediletti del pittore in cui il dialogo fra l’Angelo dalle ali variopinte e la Vergine in umile preghiera avviene in un loggiato umanistico, l’intima e intensa Natività, con uno straordinario effetto di luce artificiale, e la Circoncisione, ambientata in un tempio che rivela anche l’aggiornamento del pittore sulle novità architettoniche del tempo. Tra le molte mostre che affollano Milano in questi mesi, questa certamente è una perla rara che gli amanti dell’arte più curiosi non si faranno sfuggire.
Le opere di Van Gogh provenienti dal Kröller-Muller Museum dialogano con il primo fil rouge della mostra, un'accurata selezione di edizioni originali di libri e riviste d'arte provenienti dalla collezione del curatore e dalla Biblioteca Malatestiana, esposte durante l'intero percorso espositivo.
Riconosciuta a livello internazionale per il suo uso combinato di pittura, immagine in movimento e scultura, l’artista vietnamita crea narrazioni oniriche e poetiche che ripercorrono la storia del suo paese in relazione con i cambiamenti ambientali e sociali contemporanei.
Il capolavoro di Henri Matisse, Femme au violon, è esposto nella Sala XXIII accanto al Ritratto di Marta Bonnard di Pierre Bonnard, in una speciale “chiacchierata” tra due artisti che ebbero tra di loro un rapporto speciale, oltre che caratteristiche e temi pittorici in comune.
Attraverso 65 fotografie di grandi dimensioni appartenenti ai cicli più famosi della produzione di Jimmy Nelson, la mostra racconta l’evoluzione creativa dell’artista che ha trascorso la vita viaggiando per il mondo, fotografando alcune delle culture indigene più a rischio di scomparsa.