I social sono effimeri e superficiali? Dipende da come li usiamo. Prova a dimostrarlo Francesco Vezzoli con la prima opera d’arte concepita su Instagram e per Instagram. L’artista bresciano prosegue il sodalizio intrapreso con Fondazione Prada in nome dell’amore: dopo Comizi di non-amore, che nel 2004 reinterpretava i famosi Comizi d’amore dell’intellettuale italiano Pier Paolo Pasolini contaminandoli con le regole del reality show, Love Stories trasforma le funzioni di Instagram in mezzi artistici, facendo della rete un luogo di indagine, di riflessione e provocazione. Strumento del lavoro di Vezzoli sono i sondaggi legati alle stories, usati per esplorare idee sulla coppia, la solitudine, il sesso, il corpo, l’alterità, l’appartenenza. Per dieci settimane l’artista propone al pubblico domande e risposte tra cui scegliere, associandole a immagini scelte con cura e ad un’aria tratta da una famosa opera lirica. Story dopo story, i risultati sono commentati da personalità del mondo dell’arte, della cultura o della sfera mediatica attraverso testi, video o altri contributi creativi. Cortocircuiti visivi, riferimenti imprevisti e una buona dose di ironia percorrono l’intero progetto: un gioco solo apparentemente leggero, che sfrutta le logiche ambivalenti del digitale per delineare una genealogia dei sentimenti nel secondo millennio.
The Human Project ci accompagna in un percorso interdisciplinare che ripercorre la storia della relazione tra l’essere umano e il suo doppio artificiale, dai primi automi fino ai cyborg, agli androidi e ai robot emotivi dei giorni nostri.
Francesco Vezzoli fa rivivere gli spazi perduti di Casa Iolas
La collezione del mercante d’arte Alexander Iolas rivive nelle sale della Galleria Tommaso Calabro, con opere di De Chirico, De Saint Phalle e Max Ernst.
Luigi Sacchi, Alessandro Duroni, Luca Fortunato Comerio furono tra i primi ad aver immortalato il patrimonio artistico della città, con le sue opere d’arte, i monumenti, gli eventi storici.