Milano, una città in trasformazione

Milano, una città in trasformazione
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Se per costruire il Duomo ci sono voluti cinque secoli, a Milano basta un decennio per cambiare volto. È dai primi anni del Novecento che il capoluogo lombardo rappresenta il più movimentato laboratorio di architettura in Italia: dalla Stazione Centrale al Pirellone, l’appuntamento con la modernità è qui, per sperimentare nuove forme di abitare la città. La prima grande rivoluzione è nel secondo dopoguerra. La parola d’ordine è ricostruire, ma il boom degli anni Sessanta è già alle porte: architetti come Gio Ponti, BBPR, Aldo Rossi, Giovanni Muzio danno forma allo “Stile Milano”, lasciando in città edifici come il Pirellone, Palazzo Montecatini, Ca’ Brutta, la Torre Velasca. Creatività, formazione e industria sono gli estremi di un triangolo che attira in città i migliori talenti dell’architettura italiana, e non solo. Un dinamismo destinato a riproporsi negli ultimi dieci anni, complice l’onda di Expo 2015. I pionieristici progetti residenziali di City Life e del Bosco Verticale, il complesso di Porta Nuova, le sedi della Fondazione Prada, di Feltrinelli, del Mudec sono solo gli esempi più noti di una piacevole rivoluzione. Ad operarla sono archistar di fama internazionale con cui la città ha costruito un rapporto preferenziale: da Renzo Piano a Rem Koolhas, da Zaha Hadid a David Chipperfield, passando per David Libeskind, Arata Isozaki, Herzog e de Meuron, Grafton Architects, o per talenti di casa nostra come Cino Zucchi e Stefano Boeri.
Francesca Grego - © 2020 ARTE.it per Bulgari Hotel Milano