Riportare la Madonna con il Bambino di Mantegna al suo aspetto originario è stata una sfida ardua per i restauratori dell’Opificio delle Pietre Dure. Ma ne è valsa la pena: il quadro ha rivelato colori che nessuno aveva il piacere di apprezzare almeno dal 1863. Di qui la scelta del Museo Poldi Pezzoli di celebrare il ritorno del dipinto con una mostra-dossier: video, immagini e pannelli di approfondimento ne ripercorrono la storia nel Salone dell’Affresco, trasportandoci dietro le quinte dell’intervento che ha restituito alla tela l’impronta inconfondibile del Maestro. A cambiarne i connotati sul finire del XIX secolo era stato il pittore Giuseppe Molteni, direttore dell’Accademia di Brera e restauratore richiestissimo, con lavori all’attivo per il Louvre e il British Museum. Erano i tempi del cosiddetto restauro “migliorativo” e Molteni si diede da fare per adattare il dipinto al gusto ottocentesco: aggiunse decori d’oro sul vestito della Vergine, le allungò le braccia, alterò la prospettiva dando l’impressione che la scena si svolgesse davanti a una finestra. Poi ricoprì tutto con una vernice tipica della pittura a olio, cancellando i contrasti tra i colori e l’effetto opaco che Mantegna amava nella sua “tempera magra”. Ora il dipinto torna alla sua essenza: a un’immagine di maternità umile, intima e dolcissima, sottolineata dai versi del Cantico dei Cantici che i restauratori hanno scovato sul fondo della tela.
Persone, paesaggi e oggetti riconquistano il centro della tela. Dopo anni di astrazione, gli artisti tornano a raccontare il mondo attraverso la figura.
La Madonna in trono del Bramantino all’Ambrosiana e il mistero del rospo rovesciato
Che simbologia si nasconde dietro l’animale collocato dall’artista sotto la figura dell’Arcangelo Michele nella tavola eseguita verso la fine del secondo decennio del Cinquecento?