Quando Verdi fu rifiutato al Conservatorio di Milano

Quando Verdi fu rifiutato al Conservatorio di Milano
#BulgariStories

Il verdetto dell’esame di ammissione parla chiaro: il candidato si è dimostrato “inetto alla musica” a causa di una “non corretta” posizione delle mani sul pianoforte e della “non sufficiente cognizione delle regole sul contrappunto”. Siamo al Conservatorio di Milano, l’anno è il 1832 e l’allievo risponde al nome di Giuseppe Verdi. Un caso di omonimia? Niente affatto, parliamo proprio dell’autore dell’Aida, organista a pagamento dall’età di 8 anni, compositore compulsivo dai 13, Maestro e membro della Filarmonica “senza rivali” solo tre anni dopo. Raggiunta la maggiore età, Verdi si trasferisce a Milano da Busseto, nel Ducato di Parma, con l’obiettivo di perfezionarsi. La candidatura è ardita: i pochi posti disponibili al Conservatorio sono riservati ad allievi al massimo quattordicenni e provenienti dal Lombardo-Veneto. Ma se il giovane Verdi è ammesso all’esame, come si spiega l’esito a sorpresa? Probabilmente la prova non è eccellente, ma il diavolo ci mette lo zampino. Oltre alla “ristrettezza del dormitorio”, gioca contro di lui una scazzottata fresca fresca tra il famoso violinista Alessandro Rolla (favorevole a Verdi) e il presidente della commissione Francesco Basily (contrario subito dopo aver conosciuto il parere del rivale). Il gran rifiuto non danneggia il musicista, che grazie a Rolla inizia a prendere lezioni da Vincenzo Lavigna, Maestro di cembalo alla Scala. La rivincita non tarda ad arrivare: un anno dopo una sua opera sarà scelta per i saggi del Conservatorio di Milano, che in seguito prenderà il nome di Giuseppe Verdi.
Francesca Grego - © 2020 ARTE.it per Bulgari Hotel Milano