Toscanini e la Scala

Toscanini e la Scala
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Successi, emozioni, contrasti, separazioni drammatiche e ritorni di fiamma: la relazione di Arturo Toscanini con la Scala somiglia più a un romanzo che a un rapporto di lavoro. Nel “suo” teatro il Maestro inventò la direzione d’orchestra come la conosciamo oggi e trasformò l’opera da intrattenimento a forma d’arte. Prima di imbarcarsi per New York, dove una trionfante avventura lo attendeva al Metropolitan. Direttore principale del Teatro alla Scala a 31 anni, Toscanini ha rivoluzionato il modo di rappresentare l’opera e di assistervi. Spegne le luci in sala e le accende sul palcoscenico, colloca l’orchestra nella buca sull’esempio del suo idolo Richard Wagner, abolisce i bis, i ritardatari e i cappelli delle signore, ma soprattutto cerca un’unità che abbracci voci e strumenti, costumi e scenografie. Il teatro smette di essere un luogo per chiacchierare e mettersi in mostra: tutto è studiato perché l’attenzione del pubblico si concentri su spettacoli dal valore estetico sempre più elevato. Il clamore non manca di fronte alle innovazioni di Toscanini, così come davanti ai suoi abbandoni: nel 1908, quando gli Stati Uniti divengono la sua seconda patria, e nel 1931, quando il Maestro lascia l’Italia in seguito a un’aggressione fascista. Nel ’46 il suo ritorno scriverà una grande pagina della storia di Milano. Il settantanovenne Toscanini dirige il concerto di apertura della Scala, ricostruita dopo i bombardamenti, e presenta al pubblico la “voce d’angelo” della giovane Renata Tebaldi. Una folla impressionante canta all’unisono il coro del Nabucco, si lascia rapire dall’ouverture della Gazza ladra di Rossini, dall’Europa riconosciuta di Salieri, dai Vespri siciliani di Verdi. La libertà vibra nell’aria a tempo di musica. In città si sentono solo applausi scroscianti e le note del Maestro, che si diffondono dagli altoparlanti nelle piazze gremite, nei caffè, nelle case, nelle osterie, ovunque ci sia una radio a unire i milanesi nel nome della musica e della libertà.
Francesca Grego - © 2020 ARTE.it per Bulgari Hotel Milano