I pazzi sono ovunque. Ma i pazzi di ieri sono i pazzi di oggi? Questo autunno, il Museo del Louvre dedica una mostra alle molteplici figure del pazzo, che abbondano nell'universo artistico a cavallo tra il XIII e il XVI secolo. Il pazzo invade letteralmente l'intero spazio artistico e si afferma come figura affascinante, travagliata ed eversiva in un'epoca di rotture, non così lontane dalle nostre. Se il pazzo fa ridere e porta con sé un universo pieno di buffonate, compaiono anche dimensioni erotiche, scatologiche, tragiche e violente. Capace del meglio e del peggio, il pazzo è a sua volta colui che intrattiene, mette in guardia, denuncia, inverte i valori o addirittura rovescia l'ordine costituito. Se il folle scompare dall’arte quando trionfano la Ragione e l’Illuminismo, nel XIX secolo, il matto torna ad essere una figura con cui gli artisti si identificano: “E se il pazzo fossi io?”
Una mostra monografica dedicata all'architetto austriaco Hans Hollein (1934 - 2014), affiliato al movimento postmoderno sin dalla sua partecipazione alla prima Biennale di Architettura di Venezia nel 1980, ne riprecorre 50 anni di carriera.
Prune Nourry ha scelto di far rivivere la tradizione del ritratto mentre scolpiva in un ambiente ancora più intimo, tra una scultrice e una modella, per modellare busti di argilla nello stile delle statue preistoriche di Venere.
Ai margini delle tendenze dominanti del suo tempo, Suzanne Valadon pose il nudo, sia femminile che maschile, al centro della propria opera, rappresentando corpi senza artificio o voyeurismo.
Questa mostra mette in dialogo il fondo di dotazione Jean-Jacques Lebel e la collezione del Centre Pompidou con più di centoventi opere, di diversa provenienza, in un viaggio indisciplinato attraverso le passioni del XX secolo fino ai giorni nostri.