L'oasi dei sogni

L'oasi dei sogni
#Exhibitions
Seas are sweet, fish tears are salty | Courtesy Jameel Arts Centre

C’è un vento che soffia tra le palme e porta con sé voci, gesti, immagini. Non viene da lontano, ma da dentro. È il respiro profondo di Seas are sweet, fish tears are salty, la prima mostra istituzionale di Mohammad Alfaraj al Jameel Arts Centre di Dubai. Un titolo che è già poesia, o forse una parabola ecologica. Nato ad Al-Ahsa, nel cuore dell’Arabia Saudita, Alfaraj torna alla sua terra d’origine non per raccontarla in modo realistico, ma per evocarla. La mostra si muove come un poema visivo e sonoro: fotografie, video, oggetti trovati, materiali organici e installazioni site-specific costruiscono un paesaggio sensibile, in cui le mani diventano simboli, i frutti caduti parlano, gli uccelli osservano. Le storie non sono lineari. Si annidano nei margini, tra memoria agricola e trasformazione ambientale, tra tradizione e trauma. Alfaraj non spiega: suggerisce. Le sue opere - disseminate anche all’aperto, nei giardini del centro - chiedono tempo, ascolto, disponibilità a perdersi. Come nelle oasi, l’acqua non si vede subito, ma c’è. Ed è dolce. È l’immaginazione l’elemento vitale che lega tutto. Una forza che resiste al cemento, che custodisce, che inventa nuove alleanze tra esseri umani e non umani. Alfaraj compone un’ecologia narrativa dove i confini si sfumano: l’arte non rappresenta, ma convoca. La mostra non è sola. La accompagna un programma di incontri e laboratori aperti a famiglie e bambini, in un gesto di restituzione e condivisione. Del resto, l’artista - ingegnere meccanico di formazione, ma da anni presenza attiva sulla scena internazionale - lavora proprio lì dove scienza, storia e immaginario si incontrano.
Paolo Mastazza - © 2025 ARTE.it per Bvlgari Resort Dubai