La fragilità e la speranza

La fragilità e la speranza
#Art
Yasmine Al Awa, THrOne, 2023 | Courtesy the Artist e Ayyam Gallery

A quasi vent’anni dalla sua fondazione, Ayyam Gallery presenta Wavering Hope, una mostra collettiva che segna un momento di svolta nella narrazione artistica siriana. L’esposizione riunisce dodici artisti che, attraverso linguaggi eterogenei, affrontano il tema della speranza come sentimento instabile e stratificato, emerso dalle macerie di un conflitto durato oltre due decenni. Il titolo della mostra richiama la natura ambivalente della speranza nel contesto siriano: una forza di resistenza che, tuttavia, si è spesso rivelata effimera di fronte a nuove ondate di sofferenza. Le opere esposte testimoniano come, nonostante la distruzione di case e istituzioni, l’arte abbia continuato ad esistere come atto di silenziosa sfida e preservazione della memoria. Tra gli artisti in mostra, Elias Izoli dipinge figure avvolte nella malinconia, alludendo ai rapimenti e alle torture che hanno segnato il Paese. Thaier Helal, noto per l’astrazione, si orienta verso la figurazione, trasformando le sue tele in strumenti di resistenza visiva e commento politico. Abdul-Karim Majdal Al-Beik abbandona la rappresentazione tradizionale, utilizzando texture e materiali non convenzionali per esplorare l’angoscia e lo sradicamento. Othman Moussa, solitamente dedito a nature morte serene, impiega la satira per affrontare le realtà politiche e le assurdità culturali. Nihad Al-Turk crea mondi surreali e violenti, evocando rovine e ferite come incarnazioni di una psiche svuotata dal conflitto. Abdalla Al Omari, attraverso la sua esperienza personale di esilio, mette in luce il trauma collettivo e lo sradicamento individuale. Safwan Dahoul rappresenta la morte e la devastazione con intensità surreale, trasformando massacri reali in composizioni oniriche che oscillano tra memoria e immaginazione. Kais Salman si concentra sull’interiorità, con pennellate gestuali e tinte sanguigne che catturano il turbamento interiore e il dolore non espresso. Tammam Azzam, attraverso stratificazioni e sperimentazioni, parla della perdita personale e del crollo dello spazio fisico e della memoria. Mohannad Orabi ritrae figure colte in espressioni di profonda tristezza, i cui volti, segnati dall’isolamento e dalla distorsione, riflettono la sofferenza circostante. Khaled Takreti e Yasmine Al Awa utilizzano oggetti inanimati per personificare il conflitto, trasformando elementi quotidiani in testimoni silenziosi delle battaglie degli ultimi quindici anni. La mostra si configura come una meditazione collettiva sulla sopravvivenza e un registro della persistenza artistica. Ogni opera invita a confrontarsi con la complessità della guarigione dopo il trauma, rappresentando una patria in bilico tra distruzione e rinascita, lutto e speranza. In Siria, la speranza non è mai semplice: è stratificata dal dubbio, ombreggiata dalla memoria e sempre vulnerabile. Eppure, persiste. E nelle mani di questi artisti, diventa visibile, trasformata in immagini, forme e gesti che ci sfidano a ricordare, riflettere e immaginare qualcosa oltre la disperazione.
Veronica Azzari - © 2025 ARTE.it per Bvlgari Resort Dubai