Jason Boyd Kinsella non dipinge volti, ma strutture interiori. I suoi ritratti, composti da blocchi geometrici e linee nette, raccontano l’identità come somma mutevole di tratti psicologici. Ex creativo pubblicitario, ha abbandonato la carriera nel 2019 per dedicarsi interamente all’arte, guidato da un’urgenza espressiva che unisce l’influenza degli antichi Maestri all’introspezione moderna. Centrale nella sua pratica è il concetto di “ritratto psicologico”: un tentativo di rappresentare la verità interiore delle persone, al di là dell’apparenza. Le sue figure sono astratte ma emotivamente precise, nate da sensazioni più che da somiglianze. Nell'arte di Kinsella ogni personalità prende una forma visiva. Ispirato tanto da Rembrandt quanto da Picasso e Henry Moore, Kinsella lavora anche con la scultura, dove il punto di vista del pubblico diventa parte dell’opera. In pittura, invece, il dialogo resta intimo, una conversazione silenziosa tra artista e soggetto. Il suo stile, raffinato e accessibile, ha trovato risonanza internazionale. Ma per Kinsella, il successo non è una meta: è solo una nuova fase nel viaggio verso l’ignoto della psiche umana.
Un hotel senza personale, tra algoritmi e simulazione: l’arte visionaria di Lawrence Lek ci porta in un futuro automatizzato dove il lusso sfiora l’alienazione.
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