Le fragili costruzioni di Michael Hilsman

Le fragili costruzioni di Michael Hilsman
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Michael Hilsman sa come tracciare il confine tra illusione e fantastico. E lo fa in maniera sublime, dietro un’apparente semplicità. Un cactus verde che si protende verso un cielo blu, un cane, un albero di limone, un uomo che regge un vaso di fiori: sono le figure che ricorrono nelle sue tele. Ma non si può guardare il suo lavoro senza tenere a mente che Michael Hilsman vive e lavora a Los Angeles, una città che è interamente costruita su una rete di fessure invisibili: psicologiche, culturali, storiche e geologiche. È un luogo in cui proliferano cliché, che sono semplificazioni basate su verità molto più complesse e sfumate. Influenzato dai dipinti in miniatura Mughal che ha conosciuto mentre viveva per un periodo in Pakistan, Hilsman non si può definire un pittore narrativo, ma nei suoi lavori le narrazioni potrebbero mettere radici e fiorire. Perché le fragili e tenui costruzioni di Hilsman sono molto simili alla vita contemporanea.
Viola Canova - © 2024 ARTE.it per Bulgari Hotel Shanghai