Tra la luce filtrata dalla pioggia e l’umidità sospesa dell’aria di Shanghai, la materia si trasforma in poesia silenziosa. Nella galleria 70 Square Metres prende forma la personale di Arashi Tanaka, quarto protagonista del programma di residenza, che invita a contemplare la bellezza come presenza muta e vibrante. Il titolo, ispirato a un celebre passo di Zhuangzi, annuncia l’orizzonte filosofico dell’artista: la natura parla senza parole, attraverso ritmi impercettibili e vibrazioni invisibili. Tanaka combina fotografia, scultura e chimica organica per tradurre ciò che normalmente sfugge allo sguardo. Ritratti e paesaggi vengono immersi in soluzioni saline in cui suoni registrati - dal battito cardiaco di un soggetto alle onde del mare - guidano la crescita dei cristalli sulla superficie fotografica. Ne nascono immagini sospese tra scienza e contemplazione, dove ogni cristallo diventa la traccia di un dialogo tra uomo e natura. Nella serie Portrait i battiti si fanno topografia visiva, in Seascape l’acqua marina e le registrazioni costiere fissano l’atmosfera di un litorale. Le opere, simili a mappe minerali, invitano il visitatore ad un’esperienza sensoriale in cui suono, memoria e respiro si fondono. In questo equilibrio tra processo naturale e gesto artistico, Tanaka cattura una “bellezza universale” che non ha bisogno di parlare per farsi sentire.
Un hotel senza personale, tra algoritmi e simulazione: l’arte visionaria di Lawrence Lek ci porta in un futuro automatizzato dove il lusso sfiora l’alienazione.