Quindici installazioni costruite con rottami di aerei militari trasformano la galleria in un paesaggio post-bellico. Dai Zhankun esplora la sottile invasione della logica bellica nel quotidiano, partendo dall’osservazione dei confini sempre più labili tra aviazione civile e militare. Nei suoi lavori, la guerra non si mostra apertamente, ma si insinua nei dettagli: un serbatoio da caccia a reazione si fonde con uno schermo per istruzioni di volo, caricatori di munizioni diventano cartucce per panna montata. Con assemblaggi di materiali recuperati e oggetti stampati in 3D, l’artista dà corpo ad un mondo in cui le tecnologie nate per il conflitto si integrano nella nostra routine, mascherate da progresso o sicurezza. Ogni opera diventa un frammento di una riflessione più ampia sul modo in cui la violenza si addomestica, si normalizza e si mimetizza. In questo paesaggio disarticolato e familiare, Dai Zhankun ci invita a chiederci se volare significhi davvero elevarsi, o solo ritardare la caduta.
Irena Haiduk trasforma il Rockbund Art Museum in un set partecipativo dove arte, finzione e realtà si intrecciano. Un film in produzione che coinvolge il pubblico in una nuova economia narrativa.
Alla Galleria Perrotin, l’artista americana presenta undici opere che esplorano il tempo, la memoria e la femminilità attraverso luce, ritmo e trasformazione.