Georges de La Tour, il Maestro del chiaroscuro

Georges de La Tour, il Maestro del chiaroscuro
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Georges de La Tour, Le Nouveau-Né, Circa 1647-1648, Olio su tela, 76.7 × 95,5 cm, Rennes, Musée des Beaux-Arts | © Musée des Beaux-Arts, Rennes

Il Musée Jacquemart-André presenta la prima grande retrospettiva in Francia dedicata a Georges de La Tour dal 1997, un evento di eccezionale portata che rivela il mistero e la modernità di uno dei pittori più singolari del XVII secolo europeo. Con una selezione di oltre trenta opere, la mostra Entre ombre et lumière ripercorre l'intera carriera dell'artista lorenese, riscoperto solo nel XX secolo e oggi considerato uno dei più grandi Maestri francesi del Grand Siècle. Formatosi nel Ducato di Lorena, ancora indipendente, Georges de La Tour raggiunse rapidamente la notorietà grazie al sostegno dei duchi locali, del cardinale Richelieu e persino di re Luigi XIII, che lo nominò "peintre ordinaire du roi". Tuttavia, dopo la sua morte nel 1652, il suo lavoro cadde nell'oblio. Solo all'inizio del Novecento gli storici dell'arte iniziarono a ricostruire la sua opera, oggi composta da una quarantina di dipinti autenticati, sparsi in collezioni pubbliche e private di tutto il mondo. La mostra al Jacquemart-André offre una lettura tematica della sua produzione, strutturata attorno ai suoi soggetti principali: santi penitenti, ritratti di mendicanti e musicisti, e scene notturne illuminate dal debole chiarore di una candela. È proprio in questa luce, al tempo stesso naturale e mistica, che si rivela la più profonda originalità della pittura di La Tour: uno stile meditativo ed essenziale, intriso di spiritualità e nutrito di caravaggismo, eppure mai servilmente imitativo. Tra i capolavori in mostra figurano Le Nouveau-Né del Musée des Beaux-Arts di Rennes, potente e silenziosa icona di maternità e redenzione, e La Madeleine pénitente della National Gallery of Art di Washington, magistrale esempio della sua capacità di evocare una tensione mistica attraverso pochi oggetti: una candela invisibile, un teschio, uno specchio. In opere come Job raillé par sa femme e Les Larmes de saint Pierre, l'artista trasforma la narrazione biblica in scene intime, cariche di un pathos contenuto e profondamente umano. La mostra presenta anche rare opere giovanili, dipinti del suo studio e molteplici versioni dello stesso soggetto, come le due tele di San Girolamo penitente provenienti da Grenoble e Stoccolma, che permettono di esplorare la sua pratica di replicazione e il ruolo della sua bottega. L'ultima galleria è dedicata agli ultimi anni: opere scarne e radicali in cui la narrazione si dissolve in pura luce, come in Souffleur à la pipe o Fillette au brasero, che celebrano l'effimero attraverso il chiaroscuro più lirico e sospeso.
Veronica Azzari - © 2025 ARTE.it per Bvlgari Hotel Paris