Opere che parlano di migrazioni, spiritualità, memorie stratificate e relazioni invisibili: la mostra curata da Zong Han si apre a Shanghai come riflessione corale sulle dinamiche del Sud-Est asiatico. Tra porti, fiumi e alture, l’arcipelago diventa struttura storica e simbolica, non semplice metafora. Artisti come Kawayan de Guia, Tia-Thuy Nguyen e Jakkai Siributr esplorano narrazioni intrecciate, materiali sedimentati e mitologie personali. La seconda parte del progetto, allestita presso Bao Room, nel cuore della ex Concessione Francese, si concentra sull’entroterra, su ciò che pulsa sotto la superficie: spiritualità, corpi, storia. Così si costruisce una geografia altra, fatta non di confini ma di connessioni.
Irena Haiduk trasforma il Rockbund Art Museum in un set partecipativo dove arte, finzione e realtà si intrecciano. Un film in produzione che coinvolge il pubblico in una nuova economia narrativa.
Yanis Khannoussi e l’eco dell’assenza: la scultura come memoria viva
Per la sua prima personale in Cina, Yanis Khannoussi presenta una serie di sculture che trasformano l’assenza in forma, esplorando i temi della memoria, del tempo e dell’infinito. Un viaggio tra materia e metafisica, dove la perdita si fa visibile attraverso geometrie poetiche.