Goya, il lato oscuro della modernità

Con la mostra The Four Major Print Series of the Spanish Master, Goya, il Tokyo Fuji Art Museum riunisce le quattro grandi serie incisorie di Francisco Goya in un unico percorso espositivo che attraversa l’intera parabola creativa dell’artista. In programma dal 7 febbraio al 22 marzo 2026, la mostra presenta 215 stampe provenienti dalla collezione del museo, uno dei nuclei più consistenti di grafica goyesca conservati in Giappone. Il cuore dell’esposizione è costituito dai Caprichos, dai Disastri della guerra, dalla Tauromachia e dai Disparates. Attraverso queste serie, Goya utilizza l’incisione come un laboratorio radicale, libero dai vincoli della pittura ufficiale e capace di affrontare temi che vanno dalla satira sociale alla violenza della guerra, dalla superstizione alla follia collettiva. Nei Caprichos, pubblicati nel 1799, la critica alla società spagnola si affida a figure grottesche e notturne che trasformano l’Illuminismo in una visione inquieta, dove la ragione, se abbandonata, genera mostri. Con i Disastri della guerra, eseguiti durante il conflitto contro l’occupazione napoleonica, la rappresentazione si fa brutale e priva di retorica. Goya registra la violenza senza eroi né vincitori, anticipando una visione moderna e disillusa del conflitto. La Tauromachia, spesso letta come omaggio alla tradizione spagnola, appare qui come una riflessione sul rischio e sulla precarietà dell’esistenza, mentre i Disparates, serie tarda e ambigua, segnano un punto di rottura definitivo, popolato da immagini sospese tra sogno, incubo e assurdo. Nel contesto del Tokyo Fuji Art Museum, istituzione attenta al dialogo tra arte occidentale e sensibilità visiva giapponese, la scelta di concentrarsi sulla grafica di Goya assume un valore preciso. L’incisione emerge come il linguaggio in cui l’artista spagnolo ha espresso in modo più diretto la propria visione critica del potere, della società e dell’uomo. La mostra offre così una lettura compatta e intensa del Goya più radicale, lontano dall’immagine del pittore di corte, restituendone l’attualità e la forza perturbante.