Considerato come il più importante dei templi per i Subak, cooperative che gestiscono i diritti idrici per la coltivazione del riso, il tempio fu costruito nel XVIII secolo ma le sue origini sembra risalgano all'XI secolo. Forse è proprio la sua lunga storia a portare con sé la differenza di Ulun Siwi dagli altri templi, la sua struttura è infatti insolitamente rivolta verso Est (non verso Sud) e i devoti pregano guardando ad Ovest invece che a Nord. Probabilmente fu il suo costruttore Mpu Kuturan, che lo orientò verso il Monte Semeru situato a Giava orientale, invece che verso il Monte Agung nel Nord di Bali. Fondamentale per i coltivatori di riso, che ivi pregano per la fertilità della terra, il tempio è il luogo dove si crede di ottenere un’acqua santa particolarmente efficace contro gli insetti. La zona in cui l'edificio sorge è relativamente centrale, ma trovandosi su di un’altura l’aria è fresca e piacevole soprattutto durante le cerimonie serali. Nonostante si trovi di fronte al mercato mattutino, Ulun Siwi mantiene una sacralità riservata, uno spazio intimo dedicato alla popolazione locale e a chi abbia bisogno di una pausa di tranquillità.
Uomo e natura in perfetto equilibrio: il sistema del subak
Il suolo fertile e il clima particolarmente umido hanno reso Bali uno dei luoghi più adatti alla produzione del riso. Ma ciò che rende unico il riso balinese è il modo in cui viene coltivato: ripide terrazze alimentate da un sistema di irrigazione ideato nel IX secolo e conosciuto come subak.
Sulle colline di Bali, Ubud sorge al confine tra la foresta tropicale e le risaie terrazzate costellate di templi e santuari indù, tra i più famosi dell'isola.
Scritto dallo studioso balinese I Made Bandem e dallo storico dell'arte americano Bruce W. Carpenter, questo splendido studio sulle maschere come antica forma d'arte è un libro riccamente illustrato, con oltre 1000 immagini a colori del fotografo Doddy Obenk.