Cosa succede quando l’amore e l’identità si scontrano con il pregiudizio? La Cage aux Folles torna a Parigi al Théâtre du Châtelet per raccontare, tra piume, lustrini e risate, la storia di una famiglia atipica che diventa specchio universale delle contraddizioni sociali. Dal 5 dicembre 2025 al 10 gennaio 2026 una nuova produzione francese, diretta da Olivier Py, rimette in scena il musical tratto dalla pièce di Jean Poiret con libretto di Harvey Fierstein e musica di Jerry Herman. Protagonista nel ruolo di Albin, alias Zaza, è Laurent Lafitte. La vicenda resta quella originale: Georges gestisce un cabaret drag a Saint-Tropez insieme al compagno Albin, star del locale sotto il nome d’arte Zaza. Quando il figlio Jean-Michel annuncia il matrimonio con Anne, figlia di un politico ultraconservatore, i due padri si trovano costretti a fingere una vita familiare tradizionale per evitare lo scandalo. Tra equivoci e travestimenti, la commedia alterna humour, emozione e numeri spettacolari, affrontando temi come identità, accoglienza e amore incondizionato. La nuova produzione parigina vuole restituire la natura festosa e allo stesso tempo toccante del musical, rinnovandone la lettura per il pubblico contemporaneo. Laurent Lafitte porta in scena un Albin capace di fondere comicità e umanità, mentre Olivier Py firma una messinscena che esalta costumi, scenografie e atmosfere del cabaret come spazio di libertà e riflessione sociale. La Cage aux Folles si conferma così un’opera capace di coniugare intrattenimento e riflessione, riportando sul palco con vitalità i grandi temi della diversità e della famiglia.
Una grande retrospettiva a Parigi riporta al centro Philip Guston, l’artista che abbandonò l’astrazione per affrontare con ironia e grottesco i traumi politici e sociali degli anni Settanta. I suoi disegni satirici e i dipinti figurativi raccontano il coraggio di trasformare la pittura in strumento di critica e resistenza.
All’Orangerie di Parigi, una mostra riscopre Henri Rousseau come protagonista consapevole della modernità. Tra ingenuità e ambizione, il sogno del “doganiere” diventa la dichiarazione più audace della pittura moderna.
Al Grand Palais di Parigi, dal 24 marzo al 2 agosto 2026, una grande retrospettiva esplora l’ultimo Matisse. Oltre duecento opere raccontano come la malattia e l’immobilità si trasformino in energia creativa. I cut-out diventano la sua rivoluzione silenziosa, capace di ridefinire il rapporto fra colore, forma e spazio.
Alla Jeu de Paume, una grande mostra ripercorre la storia delle emozioni attraverso la fotografia. Dal XIX secolo a oggi, un viaggio nel lato invisibile e sensibile dell’immagine.