Il Museum of Contemporary Art di Tokyo presenta Sol LeWitt: Open Structure, la prima grande retrospettiva pubblica in Giappone dedicata al pioniere americano del minimalismo e dell’arte concettuale. Curata da Ai Kusumoto in collaborazione con la LeWitt Estate, la mostra riunisce disegni murali, sculture modulari, opere su carta e libri d’artista, offrendo una panoramica sul pensiero e sul metodo di un artista che ha ridefinito l’idea stessa di creazione. Nato nel 1928 a Hartford, Sol LeWitt rivoluziona la nozione tradizionale di arte spostando l’attenzione dal gesto all’idea, dal prodotto finito al processo. Le sue celebri “wall drawings” vengono realizzate da assistenti seguendo istruzioni scritte, mentre le sue “structures”, basate su moduli geometrici, esprimono un rigore logico che trasforma la forma in pensiero visibile. L’autore non è più colui che esegue, ma colui che concepisce. Il titolo Open Structure richiama la sua concezione dell’opera come sistema aperto e modulare: ogni forma rivela il proprio metodo di costruzione, ogni regola genera variazioni potenzialmente infinite. In mostra figurano lavori iconici come Incomplete Open Cube (1974) e Structure (One, Two, Three, Four, Five as a Square) (1978-1980), insieme a sei nuovi disegni murali realizzati appositamente per Tokyo, che consentono di osservare il processo di traduzione dall’idea all’immagine. Open Structure non è solo una retrospettiva, ma una riflessione sulla natura dell’arte concettuale e sul rapporto tra idea, forma ed esecuzione. Nel contesto giapponese, dove la relazione tra regola e libertà è un tema estetico ricorrente, l’opera di LeWitt trova una risonanza particolare. La mostra invita ad interrogarsi su quanto l’arte possa esistere indipendentemente dall’artista, e su come la serialità e la delega dell’esecuzione possano diventare strumenti di libertà anziché di distanza emotiva.
Al Mori Art Museum di Tokyo una retrospettiva celebra Ron Mueck, Maestro della scultura figurativa contemporanea. Le sue opere iperrealiste, tra gigantismo e intimità, interrogano la percezione del corpo umano. Un viaggio silenzioso nell’emozione e nella fragilità dell’esistenza.
Al Mitsubishi Ichigokan Museum di Tokyo una mostra racconta il crepuscolo come simbolo del passaggio tra Edo e la modernità. Dalle vedute notturne di Kobayashi Kiyochika allo shin-hanga di Yoshida Hiroshi e Kawase Hasui, il percorso esplora come la luce e le ombre diventino memoria e rinascita.
L’Artizon Museum di Tokyo celebra i cento anni dalla morte di Claude Monet con una mostra che riunisce 140 opere. Dipinti celebri, prestiti dal Musée d’Orsay e un’opera contemporanea raccontano il legame tra luce, paesaggio e memoria.
Lee Bae esplora il confine tra pittura e scultura con la serie Brushstrokes. Bronzo, luce e movimento si fondono in un dialogo meditativo tra materia e gesto. The In-Between diventa soglia simbolica tra Oriente e Occidente, natura e spirito.