Indirizzo: Padangbai, Kec. Manggis, Kabupaten Karangasem
Una lunga e nera spiaggia lambita dal mare: questa è Kusamba, luogo magico dal cui bagnasciuga è possibile ammirare il via vai dei pescatori che preparano le reti e le imbarcazioni, le jukung, barche a bilanciere tipiche di Bali, ormai rare, che testimoniano la capacità artigianale e la ricca tradizione marittima dell’isola. Ma c’è un’altra attività imperdibile da ammirare sulla spiaggia di Kusamba, un lavoro i cui gesti sapienti ripetuti incantano: è l’attività degli abitanti del villaggio che prendono l’acqua del mare con secchi fissati alla estremità di un palo da trasporto e li svuotano sulla sabbia nera. Quando il sale inizia a cristallizzarsi, grazie all’azione del sole, viene portato nelle capanne di produzione per i processi di filtrazione. Un lavoro antichissimo, sembra risalga addirittura a quasi 1000 anni fa, che insieme alla pesca è ancora oggi l’occupazione principale degli abitanti del villaggio. E’ inoltre possibile acquistare pacchetti di un sale che sa di mare e di storia.
Uomo e natura in perfetto equilibrio: il sistema del subak
Il suolo fertile e il clima particolarmente umido hanno reso Bali uno dei luoghi più adatti alla produzione del riso. Ma ciò che rende unico il riso balinese è il modo in cui viene coltivato: ripide terrazze alimentate da un sistema di irrigazione ideato nel IX secolo e conosciuto come subak.
Pigmenti e coloranti naturali nell'artigianato tradizionale balinese
I colori giocano un ruolo vitale nella cultura e nell’identità balinesi: sono simbolici e le loro origini sono sacre. Le arti e i mestieri tradizionali balinesi derivano dall'interconnessione tra l'uomo, le forze della natura e il cosmo, dando vita ad un'unità divina.
Scritto dallo studioso balinese I Made Bandem e dallo storico dell'arte americano Bruce W. Carpenter, questo splendido studio sulle maschere come antica forma d'arte è un libro riccamente illustrato, con oltre 1000 immagini a colori del fotografo Doddy Obenk.
Quando Michael White, a quel tempo giovane studente di architettura di Sydney salpò per Bali nel 1973, rimase così colpito dall'isola che decise di non tornare più indietro. Made Wijaya, questo il nome che si diede dopo la conversione all'induismo, ha mappato gli edifici storici e i giardini tropocali di Bali, lasciando un patrimonio fotografico di grande valore.