Arrivati a Bali è facile perdersi con lo sguardo nel territorio incontaminato, ma si rimane ugualmente affascinati dall’opera dell’uomo che ha piegato ai propri usi la natura, restituendo al paesaggio grazia ed eleganza. C’è tuttavia un altro spazio verde a Bali, meno ampio delle risaie o delle lussureggianti foreste, ugualmente importante, che riesce a parlare di tradizione, estetica e socialità: il telajakan. Il telajakan è il giardino delle case a Bali, una striscia di verde tra il muro di un edificio residenziale e il percorso pedonale. La distanza dal corpo stradale è variabile, dettata dalle regole dell’architettura tradizionale dell’isola e si aggira generalmente sui due metri. Quest’area ha molteplici funzioni come la fornitura di materiali vegetali e floreali per i rituali quotidiani balinesi, la regolazione dell'acqua piovana, e all'occorrenza può essere occupata da venditori ambulanti. Le piante vengono utilizzate come protettori, come colture di copertura (ad esempio gli alberi di cocco), per le cerimonie religiose, per ottenere spezie, anche a scopi medicinali, o semplicemente per la loro funzione estetico-decorativa con fiori di ylang-ylang, frangipane, ibisco e cempaka, una varietà infinita che favorisce la rigenerazione naturale.
Da bevanda tradizionale a vero e proprio simbolo nazionale, l’arak è così importante a Bali da essere usato non solo nelle occasioni intime e meno ufficiali come i momenti di gioia in famiglia e nelle conversazioni tra amici, ma anche nelle cerimonie religiose.
Dedicato alla coltivazione del riso e alla protezione dell'isola dagli spiriti, è un tempio dalle caratteristiche strutturali diverse dagli altri luoghi sacri di Bali. La sua posizione è strategica per la centralità e la frescura.
Immersioni spettacolari: il relitto della USAT Liberty
Il relitto attira subacquei da tutta l'isola con la promessa di un'immersione per ammirare quello che è considerato uno dei relitti migliori e più accessibili di tutta l'Indonesia.
Scritto dallo studioso balinese I Made Bandem e dallo storico dell'arte americano Bruce W. Carpenter, questo splendido studio sulle maschere come antica forma d'arte è un libro riccamente illustrato, con oltre 1000 immagini a colori del fotografo Doddy Obenk.