Giuseppe Bertini (1825 - 1898), <em>Il trionfo di Dante</em>, 1853-1856, Vetrata dello Studiolo Dantesco, Museo Poldi Pezzoli, Milano | Foto: Wikipedia
Uno scrigno nello scrigno, traboccante d’arte e di memorie: è lo Studiolo Dantesco di Gian Giacomo Poldi Pezzoli, cuore di una delle più belle case museo di Milano. Prima stanza da letto e poi studio privato del collezionista ottocentesco, questo ambiente prezioso è l’ultima testimonianza rimasta della decorazione originaria. Splendidi dipinti murali, arredi e vetrate si ispirano al Medioevo di Dante, caro al padrone di casa per due motivi: il richiamo patriottico esercitato dal Sommo Poeta nel Risorgimento e il suo destino di esiliato politico, che lo accomunava al conte. Nella stanza restano alcuni degli arredi progettati per Poldi Pezzoli da Giuseppe Bertini e Luigi Scrosati, oltre a opere d’arte e oggetti rari un tempo raccolti in una ricca wunderkammer. C’è il Busto di Rosa Trivulzio, madre del padrone di casa, realizzato in marmo da Lorenzo Bartolini: si dice che il conte gli avesse messo al collo i gioielli in oro e cammei appartenuti alla nobildonna. E c’è il Nautilus, una conchiglia rara venuta dall’Oriente che artigiani olandesi decorarono con foglie e volute d’argento, aquile, stemmi e scene miniate. Ma il pezzo che più colpisce i visitatori è una vetrata policroma con le storie della Divina Commedia: i Preraffaelliti la ammirarono all’Esposizione Universale di Londra e ne trassero spunto per i loro dipinti.
A 150 anni dalla nascita del movimento impressionista, una mostra mette a confronto le personalità e le opere di due pittori, Paul Cézanne e Pierre-Auguste Renoir, che hanno contribuito in maniera decisiva alle fortune dell’Impressionismo e che hanno influenzato le future generazioni di artisti.
La prima esposizione museale dedicata all’opera di Miranda July ripercorre la carriera trentennale dell’artista, regista e scrittrice americana dagli anni Novanta ad oggi, presentando cortometraggi, performance e installazioni.
Attraverso una serie di interventi installativi, a cavallo tra opere d'arte ed elementi espositivi, Haris Epaminonda presenta un viaggio simbolico a confronto con le avanguardie storiche del Futurismo.
La retrospettiva di Nari Ward presenta, per la prima volta, una combinazione di opere che intrecciano la sua esplorazione della performatività e progetti di collaborazione: oltre trent'anni di pratica, presentando i primi lavori seminali e storici così come nuove produzioni.