Tradizione e innovazione. Un connubio che è al centro della pratica artistica di San A Han, un’artista coreana che vive a Seoul e che per la prima volta - dopo la monografica che le ha dedicato l’importante istituzione coreana OCI Museum of Art - approda in Occidente alla Galleria Fumagalli di Milano con questa esposizione a lei dedicata. L’occasione italiana esplora alcune delle tematiche care alla giovane artista coreana: quelli della pittura orientale tradizionale, come i Sansu-hwa, i dipinti di paesaggi dell'epoca Josen, e i Gwaneum-do, le icone buddiste che rispecchiano i desideri religiosi di benedizione, che rinascono in una chiave moderna e innovativa. San A Han li trasforma in sculture morbide e in dipinti stratificati realizzati con Meok (inchiostro di china), tessuto di cotone e cuciture che divengono il risultato di un'intima rivisitazione della tradizione attraverso un procedimento di creazione che l’artista stessa definisce performativo. Nei suoi linguaggi visivi, figurativi e simbolici, San A Han non si limita a costruire narrazioni logiche e organizzate, ma ritrae memorie frammentate ed emozioni contraddittorie, concentrandosi soprattutto sui contrasti legati all'amore. Secondo l'artista, "la linea è l'essenza della pittura tradizionale coreana". Per dipingere il suo paesaggio interiore, Han usa il pennello e l'ago che rispondono direttamente al suo corpo e ai relativi movimenti. Così, come la forza corporea di impugnare e muovere il pennello si riflette nelle linee tracciate con il Meok, le linee di cucitura rivelano il processo performativo attraverso cui l'artista concepisce le proprie opere.
Per la prima volta Palazzo Reale celebra in una monografica il talento di Giuseppe De Nittis esponendo circa 90 dipinti, tra oli e pastelli, provenienti dalle principali collezioni pubbliche e private, italiane e straniere.
Attraverso una serie di interventi installativi, a cavallo tra opere d'arte ed elementi espositivi, Haris Epaminonda presenta un viaggio simbolico a confronto con le avanguardie storiche del Futurismo.
La prima esposizione museale dedicata all’opera di Miranda July ripercorre la carriera trentennale dell’artista, regista e scrittrice americana dagli anni Novanta ad oggi, presentando cortometraggi, performance e installazioni.
La mostra riflette sulla tradizionale concezione della vetrina e sulla sua centralità nei progetti espositivi. Legata all’"esposizione museale classica", la vetrina espone e al contempo separa l’oggetto, offrendolo alla fruizione ma formando una barriera per lo spettatore.