Il manifesto artistico più rappresentativo dell’Art Nouveau prende forma nel bugnato grezzo, tra la monumentale facciata, lo scalone o la ringhiera floreale di Palazzo Castiglioni. Questo edificio a tre piani, costruito da Giuseppe Sommaruga tra il 1901 e il 1904, aveva inizialmente attirato l’attenzione dei milanesi per le due sculture femminili nude, poste sopra il portale d'ingresso, considerate troppo procaci. Spostandosi verso Porta Venezia colpisce una delle più originali realizzazioni del Liberty milanese, opera dell’architetto Giovanni Battista Bossi. Con i suoi motivi floreali in cemento e soprattutto la facciata decorata con piastrelle in ceramica a descrivere formose figure femminili, Casa Galimberti si erge fiera dal suo basamento in ceppo gentile. Sempre su Via Malpighi, ma al civico 12, Casa Guazzoni si fa ammirare per le sue audaci decorazioni in ferro battuto, mentre l’occhio si insinua nel fitto intreccio di putti e ghirlande, scolpiti in cemento sui contorni delle finestre e sulle balaustre dei balconi del primo piano. Lo stile floreale ritorna nell’Ex Cinema Dumont, uno dei primi in Italia, nel cui nome, scelto da un cognome comune francese, era racchiuso l’intento di conferire alla struttura un tocco esotico e d'avanguardia. L’ultimo tesoro Art Déco corre sotto Piazza Oberdan. Qui, nel 1926, venne inaugurato, su progetto dell’architetto Portaluppi, un ampio spazio riservato a viaggiatori e cittadini bisognosi di relax, tra marmi, boiserie, salette adibite a servizi commerciali e per la cura del corpo. Una fontana sormontata dalla dea Igea introduceva all’area termale. Era il Diurno - una sorta di Pompei degli anni Venti - chiuso nel 2006, ma oggi aperto in occasione di visite periodiche che ne svelano il suo splendore decadente segnato dal tempo.
La mostra riflette sulla tradizionale concezione della vetrina e sulla sua centralità nei progetti espositivi. Legata all’"esposizione museale classica", la vetrina espone e al contempo separa l’oggetto, offrendolo alla fruizione ma formando una barriera per lo spettatore.
Le meravigliose creature di Nicolas Party sotto la minaccia dell'estizione
Nell'ultimo anno l'immaginario di Nicolas Party si è evoluto: ha dipinto grandi incendi boschivi e dinosauri. When Tomorrow Comes stabilisce una chiara connessione tra il lavoro e l’idea di estinzione. La fine dell’umanità e di molte altre specie è il tema di interesse dell'artista.
Oltre 200 scatti tra cui oltre 60 tra medi e piccoli formati, scelti e selezionati dall’autore e presentati insieme ad un’intervista inedita, ripercorrono la carriera di uno dei più famosi fotografi contemporanei.
Adrian Piper e il razzismo nella cultura visiva contemporanea
La prima retrospettiva europea dopo oltre vent’anni dedicata ad Adrian Piper, artista concettuale, minimalista e performer nella scena artistica newyorkese degli ultimi anni Sessanta.