Partendo da Gua Jepang (Grotta Giapponese) e attraversando la foresta pluviale tropicale tra piantagioni di montagna, cascate, laghi e santuari, in un trekking relativamente semplice si giunge al Monte Catur (Caldera Bratana), un vulcano inattivo a circa 2000 metri situato a Nord-Ovest di Bali in una zona rigogliosa e incontaminata da cui poter godere di un panorama meraviglioso, consigliato nelle prime fasi del crepuscolo. In circa tre ore si raggiunge la vetta vulcanica con vista sull’incantevole Lago Bratan, il secondo lago più grande di Bali e principale fonte di acqua. Sul lato occidentale del lago si trova uno dei gioielli dell’isola, il Tempio del Lago Bratan (Pura Ulun Danu Bratan), dedicato alla dea dell’acqua Dewi Danu, che attira ogni giorno numerosi visitatori alla ricerca dello scatto al famoso "tempio che si specchia nel lago". Costruito nel 1633 nello stile tradizionale balinese con i caratteristici tetti in paglia a più piani (meru), il complesso dell’Ulun Danu Bratan è in parte edificato sulla riva e in parte galleggia sull’acqua. Il tempio principale, dedicato alla dea Shiva, è una torre a undici livelli collocata su un isolotto: Lingga Petak. Sulla sponda di fronte sorge la restante parte con un tempio a sette livelli dedicato a Brahma. Si è fortunati se si capita durante le celebrazioni dell’anniversario, un’occasione di festa che si svolge due volte l’anno, durante le quali il tempio viene addobbato. Da comprare le deliziose fragole locali che si vendono nelle bancarelle lungo la strada.
Sulle colline di Bali, Ubud sorge al confine tra la foresta tropicale e le risaie terrazzate costellate di templi e santuari indù, tra i più famosi dell'isola.
Uomo e natura in perfetto equilibrio: il sistema del subak
Il suolo fertile e il clima particolarmente umido hanno reso Bali uno dei luoghi più adatti alla produzione del riso. Ma ciò che rende unico il riso balinese è il modo in cui viene coltivato: ripide terrazze alimentate da un sistema di irrigazione ideato nel IX secolo e conosciuto come subak.
Quando Michael White, a quel tempo giovane studente di architettura di Sydney salpò per Bali nel 1973, rimase così colpito dall'isola che decise di non tornare più indietro. Made Wijaya, questo il nome che si diede dopo la conversione all'induismo, ha mappato gli edifici storici e i giardini tropocali di Bali, lasciando un patrimonio fotografico di grande valore.