Marie Antoniette: La regina dello stile che non passa mai di moda

Marie Antoniette: La regina dello stile che non passa mai di moda
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Kate Moss, Fashion: Sarah Burton for Alexander McQueen, Van Cleef & Arpels, and Julian d'Ys, Ritz, Parisgi 2012, Fotografie di Kate Moss al Ritz di Parigi per il numero di aprile 2012 di Vogue US | © Tim Walker | Courtesy © V&A Museum

Al Victoria and Albert Museum di Londra si apre un’indagine sulla costruzione e sulla persistenza di uno stile che, dalla fine del Settecento a oggi, ha plasmato moda, interni, arti decorative, fotografia e cinema. Marie Antoinette Style (fino al 22 marzo 2026) ricostruisce la nascita e le metamorfosi dell’immaginario legato alla regina più osservata e controversa della modernità, mettendo in dialogo oltre 250 opere, tra abiti, gioielli, arredi e immagini storiche con couture contemporanea e costumi per il grande schermo. La mostra unisce prestiti eccezionali provenienti dal Château de Versailles e da collezioni internazionali con capolavori del V&A, proponendo una lettura documentata e non agiografica della figura di Maria Antonietta. Il percorso, ordinato cronologicamente, parte dagli anni di corte e segue la regina fino alla morte, chiarendo miti duri a morire - a cominciare dal celebre “che mangino brioche” - e riconoscendo in lei una pioniera del gusto, attenta all’infanzia, alla maternità e alle nuove tecnologie del tempo. Tra gli oggetti di maggior rilievo figurano frammenti di abiti da corte finemente ricamati, le sue pantofole di seta, gioielli della collezione privata, servizi da tavola del Petit Trianon e accessori della toilette, accanto compare una replica della celebre Collana Boehmer e Bassenge, incrociata con la Sutherland necklace del museo, ritenuta composta in parte con diamanti dell’originale. Lungo il percorso un’esperienza olfattiva rievoca i profumi di corte, compresa l’essenza prediletta dalla sovrana. La seconda metà della mostra osserva la costruzione del “culto” di Maria Antonietta nell’Ottocento, favorito dall’imperatrice Eugenia, e segue le reinvenzioni novecentesche tra Art Nouveau e Art Déco, sino alla cultura visuale contemporanea. Qui gli echi della regina dialogano con la moda d’autore - da Dior a Chanel, Erdem, Valentino, Moschino e Vivienne Westwood - con le fotografie di Tim Walker e Robert Polidori e con i costumi che hanno fissato nell’immaginario globale la versione pop della regina, come quelli del film di Sofia Coppola, calzati da scarpe disegnate da Manolo Blahnik. L’operazione, che arriva mentre il V&A continua ad interrogare il rapporto tra moda, lusso e storia, restituisce una figura complessa: non solo icona di spreco e capro espiatorio del malcontento prerivoluzionario, ma influencer ante litteram capace di orientare il gusto europeo. Le recensioni della vigilia sottolineano inoltre una scelta curatoriale di forte impatto simbolico: la presenza di una lama di ghigliottina, che chiude il racconto con l’ultima lettera della regina dal carcere, in un equilibrio calibrato tra fascino, spettacolo e tragedia.
Veronica Azzari - © 2025 ARTE.it per Bvlgari Hotel London