Tatuaggi, il corpo come una tela

Tatuaggi, il corpo come una tela
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Il tatuaggio ha una storia antica quasi quanto l’uomo. Le prime testimonianze documentabili risalgono addirittura all’epoca preistorica, fino a toccare il Paleolitico. Nel corso dei millenni la pratica di marchiare il corpo con un segno indelebile è evoluta, assumendo via via forme, significati e funzioni differenti. In epoche passate ci si tatuava per prevenire e curare malattie, dichiarare il proprio rango o la propria appartenenza spirituale, per devozione religiosa, o semplicemente per scelta estetica. Si poteva anche essere tatuati “a forza”, in quanto schiavi o quale marchio di disonore. È soltanto tra la metà del XIX e gli inizi del XX secolo che il tatuaggio viene associato ai carcerati e si diffonde nella società il pregiudizio nei confronti di una pratica considerata “primitiva”, indegna dell’uomo “civilizzato”. Ma oggi le cose sono cambiate. Negli ultimi decenni il tatuaggio ha subito un’evoluzione che lo ha reso una modifica del corpo socialmente accettata, nonché estremamente popolare. Oggi semmai ci si domanda perché tatuarsi e se si tratta di una scelta davvero personale o imposta dalle mode. Un mostra narra la storia della simbiosi tra corpo e disegno.
Viola Canova - © 2024 ARTE.it per Bulgari Hotel Milano