Il debutto degli Spandau Ballet al Blitz Club

Il debutto degli Spandau Ballet al Blitz Club
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Suonare al Blitz Club non era per niente facile. “Volevo pionieri della creatività che sembrassero opere d’arte ambulanti, non ragazzi ubriachi di birra”, ha raccontato più tardi Steve Strange, frontman dei Visage e fondatore del leggendario locale di Great Queen Street. Fuori, la catastrofica crisi economica di fine anni Settanta. Dentro, uno scenario fuori dal tempo, “più travolgente di qualsiasi set cinematografico”: Strange in costume elisabettiano, una ragazza vestita da Maria Antonietta, un John Galliano in vena di follie e un truccatissimo Boy George a ritirare i cappotti. “Passavamo tutta la settimana a preparare i nostri abiti per il club”, ha ricordato Siobhan Fahey dei Bananarama: “un mix fai da te di glam, militare e stravaganza”. L’inno era Heroes di David Bowie, per essere anche solo per un giorno più di quello che la Gran Bretagna aveva da offrirti. Il 5 dicembre del ’79 sul palco c’erano gli Spandau Ballet nel loro primo live, tra il pubblico Billy Idol e Siouxie Sioux. L’era del New Romantic era iniziata, l’Elettropop diffondeva i suoi suoni sintetici nel minuscolo club di Covent Garden. Gary e Martin Kemp, Steve Norman, John Keeble e Tony Hadley stavano per passare attraverso lo specchio. Chris Blackwell, proprietario della Island Records - l’etichetta più cool del momento - propose un contratto seduta stante. In Great Queen Street una targa ricorda quella serata: è il PRS for Music Heritage Award e segnala ai passanti che qui è nata un’icona.
Francesca Grego - © 2020 ARTE.it per Bulgari Hotel London