George Cavendish, Conte di Burlington desiderava un posto tranquillo per offrire uno shopping sicuro a sua moglie e a tutte le dame del quartiere, lontane dagli sgaurdi indiscreti dei borseggiatori, ma soprattutto necessitava di una sorta di "muro" a protezione del suo giardino. Qui gli indisciplinati frequentatori dei club sulla Old Bond Street erano soliti gettare maleodoranti gusci d'ostrica, all'epoca lo street food più economico e gettonato. Nacque da questi intenti, nel 1819, la Burlington Arcade, la prestigiosa galleria commerciale accanto alla Burlington House, lunga 180 metri e con ben 51 boutique di lusso, progettata dall'architetto Samuel Ware come luogo "per la vendita di gioielli e articoli di fantasia alla moda, per la gratificazione del pubblico". George Cavendish volle porre la galleria sotto la sorveglianza dei Beadle. Ancora oggi questi addetti alla sicurezza ne sorvegliano i portici indossando capi originali d'epoca come il cilindro e la mantella con la rosa rossa Tudor, parte dello stemma della famiglia Cavendish. Di notte i Beadle fanno la guardia, a cancelli chiusi, mentre di giorno vigilano sui passanti assicurandosi soprattutto che venga rispettato il rigido galateo della galleria. Perché, a partire dalla sua apertura, la Burlington Arcade aveva già le regole di bon ton ancora oggi in vigore. Si dice che ai visistatori non sia permesso di fischiare e nemmeno di cantare, correre o parlare ad alta voce. Pare sia mal visto anche camminare con l’ombrello aperto, andare in bici e portare con sé passeggini. Una regola, fortuntamente oggi non più in vigore, vietava il passeggio in galleria con i propri acquisti in mano. A portare i pacchi sulle carrozze in attesa dei clienti, o a recapitarli eventalmente a domicilio, ci pensavano i garzoni delle boutique passando attraverso un corridoio sotterraneo.
Al V&A di Londra la mostra Schiaparelli: Fashion Becomes Art racconta il genio visionario di Elsa Schiaparelli, pioniera del dialogo tra moda e surrealismo. Dai celebri abiti creati con Dalí alle nuove sculture di Daniel Roseberry, un viaggio nell’immaginazione senza confini della Maison più audace del Novecento.
Ichiko Aoba porta la sua musica rarefatta alla Royal Albert Hall di Londra. Con il nuovo album Luminescent Creatures, la cantautrice giapponese trasforma il palco in un paesaggio onirico, dove silenzi e melodie diventano viaggi interiori.
La mostra racconta l’incontro tra il regno hawaiano e la Gran Bretagna attraverso viaggi, simboli e memorie. Mantelli di piume, sculture sacre e opere contemporanee dialogano per restituire la voce di un popolo che ha attraversato il Pacifico e la storia.
La Courtauld Gallery di Londra svela un lato poco noto di Barbara Hepworth: la scultrice che dipingeva il vuoto. Con Hepworth in Colour, forme e pigmenti si intrecciano in un racconto vibrante, dove il colore non decora ma respira dentro la materia.