Per la prima volta nella storia, dopo 555 anni dalla sua realizzazione il capolavoro di Piero della Francesca, il Polittico di Sant'Agostino, torna a risplendere nella sua interezza. Terminato nel 1469 per l’altare maggiore della Chiesa degli Agostiniani a Borgo San Sepolcro, il polittico fu smembrato e disperso già dalla fine del XVI secolo. Oggi ciò che resta del Polittico agostiniano, ovvero otto pannelli (la tavola centrale e gran parte della predella non sono state finora rintracciate), si trova in musei in Europa e negli Stati Uniti, oltre che al Museo Poldi Pezzoli, proprietario del panello raffigurante San Nicola da Tolentino, uno dei quattro santi che appartenevano alla parte centrale del polittico. Dal 21 marzo 2024, grazie alla collaborazione con i grandi musei proprietari dei pannelli superstiti, la Frick Collection di New York, il Museu Nacional de Arte Antiga di Lisbona, la National Gallery di Londra e la National Gallery of Art di Washington sarà possibile ammirare riuniti tutti i frammenti del famoso polittico.
Le meravigliose creature di Nicolas Party sotto la minaccia dell'estizione
Nell'ultimo anno l'immaginario di Nicolas Party si è evoluto: ha dipinto grandi incendi boschivi e dinosauri. When Tomorrow Comes stabilisce una chiara connessione tra il lavoro e l’idea di estinzione. La fine dell’umanità e di molte altre specie è il tema di interesse dell'artista.
Chiara Camoni: arte come tramite tra natura e spirito
Una delle artiste italiane di maggior rilievo della sua generazione, Chiara Camoni incentra la sua pratica su vari mezzi, dal disegno alle stampe vegetali, dal video alla scultura, con particolare attenzione per la ceramica.
Per la prima volta Palazzo Reale celebra in una monografica il talento di Giuseppe De Nittis esponendo circa 90 dipinti, tra oli e pastelli, provenienti dalle principali collezioni pubbliche e private, italiane e straniere.
Ironia e intellingenza per andare all'essenza delle cose. La poetica di Tino Stefanoni
Vicino alle ricerche del filone concettuale, pop e minimalista, Tino Stefanoni non aderisce ad alcun movimento e preferisce mantenere un gusto grafico che riduce i soggetti a segni pittorici e che si rinnova nel corso del tempo attraverso la continua sperimentazione di nuove tecniche.