La Pinacoteca di Brera, il Louvre d’Italia voluto da Napoleone

La Pinacoteca di Brera, il Louvre d’Italia voluto da Napoleone
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Un uomo imponente, dal corpo bronzeo e muscoloso, accoglie i visitatori nel cortile d’onore della Pinacoteca di Brera: è Napoleone Bonaparte, munito da Antonio Canova delle sembianze perfette di Marte Pacificatore. Incoronato re d’Italia, il condottiero volle subito dotare di un museo moderno la capitale del nuovo regno, Milano. La Rivoluzione era un fatto recente e le idee illuministe viaggiavano per l’Europa al seguito del tricolore francese: rendere la scienza, la cultura e la bellezza accessibili a tutti era tra le prime della lista, e il museo divenne il veicolo privilegiato per il cammino dei popoli verso il progresso. Intanto i capolavori confiscati alle chiese ed ai conventi del Belpaese affluivano copiosi nelle casse dello Stato rivoluzionario. A Milano per accoglierli fu scelto il glorioso Palazzo di Brera, dove Maria Teresa d’Austria aveva già collocato l’Accademia di Belle Arti e l’illustre Biblioteca Braidense. Nelle intenzioni dell’imperatore, quello di Brera non sarebbe stato un museo come gli altri, bensì un Louvre in versione italiana: lo testimonia il carattere universale delle sue raccolte, capaci di andare oltre le scuole locali e il collezionismo di corte. Preziose pale d’altare arrivarono dall’Emilia e dalle Marche, mentre i grandiosi teleri dei maestri veneti davano alla nuova Pinacoteca un aspetto monumentale. Grazie a uno scambio con le collezioni parigine, Milano si arricchì di dipinti fiamminghi, tra cui capolavori di Rubens e Van Dyck. Ma mancava ancora qualcosa: una grande opera che diventasse il simbolo del museo. Fu scelto lo Sposalizio della Vergine di Raffaello, il pittore preferito dall’imperatore e dagli artisti neoclassici della sua epoca. Insieme alla celebre tavola, a Milano si conserva ancora il decreto firmato da “Napoleone Imperatore dei Francesi e Re d’Italia” che, dopo un acquisto costato lunghe trattative, assegna a Brera uno dei suoi capolavori più amati.
Francesca Grego - © 2021 ARTE.it per Bulgari Hotel Milano