La prima assoluta de Il nome della rosa, opera tratta dal celebre romanzo di Umberto Eco e commissionata a Francesco Filidei dal Teatro alla Scala insieme all’Opéra di Parigi, segna un momento di grande rilievo per la musica contemporanea. Con la direzione di Ingo Metzmacher, l’opera si inserisce nel panorama internazionale come un audace esperimento di traduzione musicale della complessa narrazione di Eco. Filidei, alla sua terza opera dopo Giordano Bruno e L’Inondation, costruisce la partitura ispirandosi direttamente alla struttura del romanzo, che lo stesso Eco definiva una sorta di "opera buffa". Il compositore sviluppa un linguaggio musicale che alterna arie e recitativi di ispirazione gregoriana, intrecciandoli in una solida architettura sinfonica. Questa scelta rafforza il legame con l’ambientazione medievale dell’opera, evocando il fascino e il mistero del monastero benedettino in cui si svolge la vicenda. In occasione delle rappresentazioni scaligere, anche il festival Milano Musica renderà omaggio a Filidei con un’edizione monografica dedicata alla sua produzione, testimoniando il crescente interesse per la sua ricerca musicale. Con questa nuova commissione, il Teatro alla Scala riafferma il proprio ruolo di primo piano nella diffusione della musica d’oggi, promuovendo opere che dialogano con il passato e il presente in un continuo gioco di rimandi e innovazioni.
Nata per valorizzare le collezioni del museo, la mostra espone una raccolta di manufatti “esotici” portati da diverse parti del mondo da cittadini milanesi, appassionati, uomini d’affari, viaggiatori, ricercatori.
Tarek Atoui: la musica che dà forma alle percezioni
Atoui esplora le proprietà acustiche e le specifiche modalità in cui elementi come il bronzo, l’acqua, il vetro e la pietra trasmettono e riflettono il suono. Utilizzando strumenti elettronici e computer costruiti ad hoc, l’artista riflette sulle odierne realtà sociali e politiche, rivelando come la musica e le nuove tecnologie costituiscano importanti aspetti dell’espressione e dell’identità.
L'acquario di Adrian Paci, mare delle tragedie umane
Un’installazione site-specific, concepita per lo spazio dell’agorà, e che al tempo stesso è un’anticipazione della mostra che Adrian Paci terrà al Mudec nella prossima primavera.
I restauri della famiglia Gasparoli nell'obiettivo di Marco Introini
L’esposizione presenta 30 scatti di un autore di spicco della fotografia di architettura che raccontano alcuni degli interventi di Gasparoli realizzati a Milano su edifici pubblici e di culto, dimore private e monumenti.