Thierry De Cordier interviene negli spazi monumentali della Cisterna presso Fondazione Prada. Artista e filosofo belga nato nel 1954, De Cordier è noto per la sua pittura intensa e contemplativa, spesso incentrata su paesaggi malinconici e riflessioni sul divino. In NADA, espone dieci opere realizzate tra il 1999 e il 2025, nate dal desiderio di superare la tradizionale iconografia cristiana, come la crocifissione, per esplorare il concetto di "nulla" in senso mistico ed esistenziale. Le tele, quasi monocrome ma dense di significato, sono installate in tre grandi strutture a trittico, evocando un ambiente sacro. L’iscrizione NADA, che sostituisce il tradizionale INRI, diventa il simbolo di un’arte che rinuncia all’immagine per cercare il sublime attraverso l’assenza. L’allestimento, completato da un saggio critico e un inserto con riflessioni dell’artista, invita lo spettatore alla meditazione visiva e spirituale.
Tarek Atoui: la musica che dà forma alle percezioni
Atoui esplora le proprietà acustiche e le specifiche modalità in cui elementi come il bronzo, l’acqua, il vetro e la pietra trasmettono e riflettono il suono. Utilizzando strumenti elettronici e computer costruiti ad hoc, l’artista riflette sulle odierne realtà sociali e politiche, rivelando come la musica e le nuove tecnologie costituiscano importanti aspetti dell’espressione e dell’identità.
Il complesso processo creativo che anticipa la realizzazione di un film esplorando storyboard e altri materiali come moodboard, disegni e schizzi, scrapbook e quaderni, sceneggiature commentate e fotografie. Oltre mille elementi creati tra il 1930 e il 2024 da più di 50 autori tra i quali registi, direttori della fotografia, artisti.
La mostra racconta di come la civiltà etrusca abbia influenzato, a più riprese, la cultura visiva del secolo breve: a partire dai ritrovamenti archeologici e dai tour etruschi, fino alla Chimera di Mario Schifano, eseguita durante una performance a Firenze nel 1985.
Jago alla Biblioteca Ambrosiana: una natura morta carica di armi
L'artista presenta una scultura in marmo che dialoga con la celebre Canestra di Caravaggio: un cesto colmo di armi che riflette sulla violenza contemporanea e sulla fragilità dell’esistenza.